Negli ultimi anni, la tassa di soggiorno è diventata una voce fissa nei budget di viaggio. Se un tempo era solo qualche euro simbolico, oggi in molte città europee può incidere sensibilmente sul costo finale di una vacanza. Ma a cosa serve davvero? E quanto si paga nei Paesi più visitati? Scopriamolo insieme.
Cos’è la tassa di soggiorno (e perché esiste)
La tassa di soggiorno è un contributo che i turisti versano per ogni notte trascorsa in una struttura ricettiva. Il suo scopo principale è finanziare servizi pubblici, infrastrutture e iniziative volte a gestire l’impatto del turismo, soprattutto in destinazioni soggette a overtourism. In alcuni casi, come in Grecia, la tassa è stata riformulata come “tassa per la resilienza climatica”, destinando i proventi alla prevenzione e al recupero da catastrofi naturali.
L’overtourism: un problema crescente
L’overtourism, ovvero il sovraffollamento turistico, è una realtà in molte città europee. A Sirmione, sul Lago di Garda, durante il ponte del 1° maggio 2025, si sono registrati 75.000 visitatori in un solo weekend, creando disagi sia per i residenti che per i turisti stessi. Situazioni simili si sono verificate anche a Bruges e nelle isole Baleari, dove le autorità stanno cercando soluzioni per limitare l’afflusso di visitatori.
Come funziona la tassa di soggiorno in Italia?
In Italia, la tassa di soggiorno varia da città a città e viene solitamente calcolata per persona e per notte, con importi che cambiano in base alla categoria dell’alloggio e alla stagionalità. Generalmente, questa tassa si applica per un massimo di alcune notti consecutive (spesso 5-10 notti, a seconda del comune).
Nel 2025, la tassa di soggiorno è stata introdotta in 25 nuovi comuni italiani, portando il totale a 1.314. Inoltre, 53 città hanno deciso di aumentare l’importo dell’imposta. Milano, ad esempio, ha alzato la tassa per gli hotel a 4 e 5 stelle da 5 a 7 euro a notte, prevedendo un incasso di 105 milioni di euro.
A Venezia, invece dal 2024 si paga non solo per i pernottamenti ma anche una tassa giornaliera per i visitatori che non dormono in città. La tassa di soggiorno per chi pernotta varia da €1 a €5 per persona a notte, a seconda della classificazione dell’alloggio e della stagione: l’alta stagione va dal 1° febbraio al 31 dicembre, mentre la bassa stagione è dal 1° al 31 gennaio. I bambini sotto i 10 anni e le persone con disabilità sono esenti, mentre è prevista una riduzione del 50% per i giovani tra i 10 e i 16 anni.
La tassa di soggiorno nel mondo (aggiornato al 2025):
Ecco una panoramica delle destinazioni che applicano la tassa di soggiorno o oneri di ingresso:
- Austria: Circa il 3.2% del costo dell’alloggio (Vienna).
- Belgio: Circa 4€ a Bruxelles (varia per città).
- Bhutan: 100 dollari USA al giorno fino a settembre 2027.
- Bulgaria: Circa 1.50€ (varia per destinazione e hotel).
- Caraibi: Tassa variabile a seconda dell’isola.
- Croazia: Circa 1€ al giorno per adulto (varia per stagione e località).
- Repubblica Ceca: Circa 50 CZK a notte a Praga (circa 2.00€).
- Francia: Varia in base alla categoria dell’alloggio (da meno di 1€ a oltre 15€).
- Germania: Varia per città (7.5% a Berlino).
- Grecia: “Tassa sul clima” variabile (fino a 8€).
- Ungheria: Poco più di 2.30€ a persona a notte (massimo 6 notti a Budapest, esenti minori di 18 anni).
- Indonesia: Circa 8.80€ all’arrivo a Bali.
- Giappone: 1000 yen (circa 6.10€), possibili aumenti futuri.
- Malesia: Circa 2.00€ a notte.
- Paesi Bassi: Varia per comune (Amsterdam 12.5% nel 2024).
- Portogallo: Applicata in diverse città e regioni, con variazioni stagionali.
- Regno Unito: Electronic Travel Authorisation (ETA) – circa 20€ (richiesto per visitatori da USA, Europa, Australia e Canada).
- Slovenia: Circa 3€ (varia per destinazione).
- Spagna: Varia per città (Barcellona massimo 7.50€, Baleari tra 1 e 4€).
- Svizzera: Varia per destinazione (da circa 2.10€ a 7.30€ a persona a notte).
- USA: ESTA (circa 20€).
Importante: I tassi di cambio possono variare, quindi queste conversioni sono indicative. È sempre consigliabile verificare l’importo esatto al momento della prenotazione o prima del viaggio. Per il Regno Unito, l’ETA è un requisito per l’ingresso e non una tassa di soggiorno in senso stretto, ma rappresenta comunque un costo aggiuntivo per i viaggiatori.
La tassa di soggiorno risolve davvero il problema dell’overtourism?
Il fenomeno dell’overtourism rappresenta una delle maggiori sfide per le destinazioni turistiche più popolari. Secondo recenti studi, alcune città italiane come Venezia, Firenze e le Cinque Terre accolgono ogni anno un numero di visitatori che supera di gran lunga la popolazione residente. Venezia, con i suoi circa 50.000 residenti, riceve annualmente oltre 30 milioni di visitatori, con picchi giornalieri che possono superare le 100.000 presenze.
Questi numeri hanno conseguenze significative:
- Aumento dei prezzi degli alloggi per i residenti
- Congestione dei trasporti pubblici
- Deterioramento dei monumenti storici
- Perdita dell’identità culturale locale
- Problemi di gestione dei rifiuti e inquinamento
La tassa di soggiorno, se ben gestita, potrebbe supportare un turismo più sostenibile. I fondi raccolti potrebbero essere utilizzati per proteggere l’ambiente, sostenere le comunità locali e investire in infrastrutture sostenibili. La “climate tax” greca è un esempio di come la trasparenza nell’utilizzo di questi fondi possa essere positiva.
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